Prismi

RISULTATI 2021 – Salgono i ricavi ma peggiora ancora nel 2022 il rosso di Prismi. I ricavi caratteristici sono saliti del 15,9% a 19,5 milioni, mentre gli altri proventi si sono attestati a circa 1,1 milioni (+2%) e gli incrementi di immobilizzazioni per lavori interni sono passati da 212.000 a 325.000 euro. Ne è derivato un valore della produzione in aumento del 12,7% a 20,6 milioni, ma in particolare quello della capogruppo è sceso del 3% mentre la crescita a livello consolidato è dovuta al deconsolidamento del primo semestre 2021 della ex Wellnet e all’apporto dal secondo semestre 2021 di H2HCP, Voodoo e TFG; le prime due nel 2022 hanno rispettivamente contribuito al valore della produzione per 6,2 e 0,43 milioni, mentre la terza ha solo ricavi intercompany. I costi per consumi di materie prime, poco rilevanti, si sono attestati a 89.000 euro (+2,3%), ma tutti gli altri costi sono aumentati in misura più consistente. Quelli del personale sono saliti del 25,3% a 7,9 milioni (in presenza però di un numero medio di dipendenti passato da 175 a 173 unità) e i costi per servizi del 23,4% a 12,3 milioni; gli altri costi operativi sono invece aumentati solo del 3,3% a 1,1 milioni. L’ebitda è così passato da un valore positivo per 651.000 euro a uno negativo per 501.000 euro. Gli ammortamenti sono poi saliti da 879.000 euro a 1,1 milioni (come di consueto sono per lo più riferiti a costi di sviluppo ed altre immobilizzazioni immateriali) e soprattutto gli accantonamenti e svalutazioni sono balzati da 4,8 a 7,6 milioni; in particolare l’accantonamento a fondo svalutazione crediti è ammontato a 3,2 milioni, quasi interamente riferiti alla capogruppo, ed inoltre sono presenti svalutazioni del credito per imposte anticipate su perdite fiscali per 1,86 milioni (a seguito delle proiezioni del Piano Industriale 2023 – 2027), la svalutazione dell’avviamento di H2HCP per 1,36 milioni e l’accantonamento a fondo rischi da consolidamento per 0,86 milioni sempre per la stessa società, nonché l’accantonamento per sanzioni e interessi su mancati pagamenti dei debiti erariali e previdenziali per 310.000 euro (490.000 euro nel 2021) in previsione di ricevimenti di cartelle e/o avvisi bonari su debiti per omessi versamenti non ancora notificati da parte degli enti. E così la perdita operativa è balzata dell’82,5% a 9,2 milioni. Il saldo negativo della gestione finanziaria è lievemente peggiorato, salendo da 1,7 a 1,9 milioni, in presenza del resto al 31/12/2021 di un indebitamento finanziario netto pari a 19,5 milioni contro i 17,5 milioni di fine 2021 per effetto degli interessi sui prestiti obbligazionari e il ricorso alla cartolarizzazione dei crediti. La perdita ante imposte è pertanto balzata del 63,3% a 11,1 milioni; dopo un effetto fiscale positivo passato da 869.000 a 255.000 euro, la perdita netta è ammontata a 10,8 milioni, l’83,2% in più rispetto ai 5,9 milioni al 31/12/2021.